I sintomi del disturbo autistico
L’Autismo
Assenza di interazione con gli altri:
assenza di sorriso
tendenza all’isolamento
elusione dello sguardo e del contatto con gli altri
Assenza di balbettio
Assenza di gioco simbolico
Notevole resistenza al cambiamento
Compromissione nell’uso di diversi comportamenti non verbali
Compromissione qualitativa della comunicazione verbale e non verbale
Le stereotipie ( Schema comportamentale rigido, compiuto in maniera ripetitiva e continua, senza alcuno scopo o funzione apparente come dondolare continuamente la testa, schiarirsi la voce o ripetere incessantemente le stesse sillabe, guardare in maniera fissa e continua un punto)
Le ecolalie ( disturbo del linguaggio che consiste nel ripetere involontariamente, come un eco, parole o frasi pronunciate da altre persone – L’ecolalia può essere differita, ovvero la riproposizione dei vocaboli può non avvenire immediatamente, ma proporsi a distanza di tempo dall’ascolto)
Disturbi di linguaggio:
assenza di linguaggio
chiacchierio incomprensibile
soliloquio ( come indica la derivazione etimologica dal latino solus “solo” e loquor “parlare”, il termine indica il parlare da soli) o un modo di parlare che non entra in un dialogo e nemmeno si dirige a qualcuno.
L’aggressività rivolta su di sé
L’insensibilità al dolore
L’assenza di sensazione del pericolo
Alterazione del tono muscolare
Le cause
Le principali ipotesi sono:
Fattori Genetici
Disturbi nelle Aree Cerebrali
Disfunzioni Genetiche
Conseguenze dei metalli pesanti all’interno dell’organismo
Disturbi gastrointestinali
Intolleranze asintomatiche ( che cioè non presentano sintomi)
Rischi prenatali: Diabete in gravidanza, Infezioni materne,Teratogeni, Disturbi della Tiroide, Testosterone fetale
Inadeguato funzionamento dei Neuroni Specchio
Stress
Vaccini le prime ricerche polemiche del Dr. Wakefield (1998) parlano del collegamento tra MMR vaccino (vaccino morbillo orecchioni rosolia) ed infiammazioni del colon ed autismo. Decine e decine di studi hanno confermato questi risultati.
L’Autismo
Dott.ssa Cristine Del Bene – Volzone Immacolata
Nel 1943, Leo Kanner (1) per la prima volta parlò di Disturbo autistico. Egli, infatti, osservando alcuni bambini, si accorse che undici di loro presentavano alcune caratteristiche comuni che gli permettevano di inserirli in uno stesso gruppo. Tutti i bambini osservati avevano in comune quattro caratteristiche: la tendenza all’isolamento, la ripetizione di un comportamento, la capacità di memoria meccanica ( capacità cioè di immagazzinare dati) o la preferenza per cerimoniali elaborati.
In seguito, per molti anni, proprio a causa di questa particolare tendenza all’isolamento e ad evitare il contatto visivo e verbale con altri, si è stati portati a pensare che bastasse rompere questo isolamento per far ritornare una persona affetta da autismo a degli approcci normali. Lo stesso termine usato, infatti, etimologicamente deriva dal greco “ autos” che significa “ se stesso”. Successivamente studi psicologici e fisiologici hanno invece dimostrato come il mondo autistico non sia un mondo interiore in cui un individuo si isola e da cui si può tirarlo fuori o liberarlo, ma che essenzialmente la persona autistica, per cause biologiche, presenta un intelletto ed una psiche che semplicemente comprendono ed agiscono diversamente dagli individui non autistici.
I due maggiori manuali diagnostici a cui si fa riferimento quando ci si occupa di autismo sono il DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’Associazione psichiatrica americana) e il ICD-10 (Classificazione Internazionale delle Malattie, capitolo V – Disturbi Mentali e Disturbi del Comportamento, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). In essi troviamo la definizione dell’autismo come un disturbo generalizzato (o pervasivo) dello sviluppo. Con la definizione di pervasivo si intende che abbiamo gravi compromissioni di capacità motorie – sociali – cognitive –linguistiche. Dicendo che sono generalizzate intendiamo, invece, che sono estese a più aree di sviluppo. Ovviamente il termine generalizzato non significa solo che si estendono a diverse aree in senso qualitativo ma anche che questo disturbo investe l’intero essere della persona in quanto tale.
Che significa questo?
Significa che una persona affetta da autismo ha certamente anche essa un proprio mondo ma è tuttavia anche vero che incontra le sue difficoltà più evidenti proprio nelle caratteristiche che danno senso alla vita, cioè la comunicazione, la comprensione reciproca, la capacità di manipolare in modo creativo situazioni, materiali e relazioni interpersonali.
Un bambino tipico, invece, cioè senza la presenza del disturbo, ha come tutti noi la capacità di accedere ad un linguaggio non solo verbale ma anche simbolico che gli permette l’ascolto e l’interagire, la comprensione del tempo e dello spazio, la capacità di definire e nominare emozioni, di dare cioè un senso al mondo che lo circonda e di trovare un proprio luogo dentro di esso.
Le immagini possono unirsi facilmente alle cose ed alle parole permettendogli così di organizzare il mondo esterno, di accedere a concetti di dentro-fuori, prima-dopo, spazio-tempo, di collocare il suo corpo e di farsi un’idea di esso e dei limiti. Questo trinomio immagini-cose-parole gli permette di comprendere ciò che lo differenzia da un altro, gli insegna la variazione ed il rapporto io-tu, la differenza tra pensiero mio-tuo, lascia che emozioni come malessere, dolore, gioia empatia trovino una loro collocazione ed un significato sia verbale che simbolico. Al contrario un bambino che rientra nel disturbo autistico è in un certo senso privato di queste vie di formazione. Nel suo isolamento, nella sua percezione della realtà come ostile e minacciosa, egli evade lo sguardo e le parole degli altri. E non potrebbe essere diversamente. Riflettiamoci un attimo … ogni parola, ogni gesto che ci viene rivolto indica la soggettività dell’essere-persona che si rivolge a noi, in un certo senso ce la mostra, la identifica, è cioè qualcosa di forte come impatto emotivo.Ma mentre noi abbiamo tutto un sistema per accettare questo, il bambino autistico essendone privo non può fare altro che distogliere lo sguardo e non ascoltare. Semplicemente fugge da ciò che è troppo invadente ,troppo imprevedibile per lui perché le persone che gli si avvicinano non sono la stessa persona ma più soggettività distanti fra loro.
Il significato della comunicazione per una persona autistica non è scontato, il parlare mostra aspetti della persona che parla ed è proprio questo da cui fugge. Egli non sa cosa la persona che gli si avvicina e che gli parla vuole da lui, ciò gli provoca angoscia, insicurezza. E non è la stessa cosa che faremmo noi se ci trovassimo di fronte ad una persona che non comprendiamo, a qualcosa di sconosciuto, di imprevedibile, che non riusciamo a decodificare? La differenza è che noi potremmo dare un senso a tutto ciò, capire dove è il problema, trovare la soluzione, il punto di contatto, il bambino autistico non può, l’unica certezza e sicurezza gli deriva dall’ignorarti, perché questa è l’unica strada che lo porta via dalla sua angoscia.
E comunque trova inconsciamente i suoi modi di relazionarsi, anche se noi non siamo in grado di comprenderli. I suoi movimenti continui, la manipolazione degli stessi oggetti, il ripetere parole che è solo per noi che non hanno valore, non è altro che il contatto con qualcosa che conosce, che non cambia, che riesce ad essere prevedibile perché lo muove nello spazio sempre allo stesso modo, perché l’esperienza al tatto è la stessa, perché il suono che pronuncia è rassicurante nella sua cantilena, perché quell’oggetto è comunque il punto di contatto che lo porta dal suo mondo a fuori. E questo tipo di relazione non deve essere in alcun modo ostacolata anche se di difficile comprensione per noi. E’ infatti il suo modo di relazionarsi ed avvicinarsi agli altri. Quindi è essenziale in ogni approccio con una persona autistica rispettare prima di tutto questo modo di comunicare, tenere lo stesso atteggiamento di apertura, rispetto ed accoglienza che avremmo verso un linguaggio ed un approccio sconosciuto. Non possiamo permetterci di togliere la sicurezza di un oggetto, pretendere di cambiare un comportamento se prima non ne abbiamo capito la valenza e la funzione simbolica, se prima non siamo riusciti a trovare altri modi di contatto. Qualsiasi approccio terapeutico riabilitativo deve tener conto del disturbo nella sua totalità. Non si può considerare questo disturbo solo come fisiologico, neurologico e scegliere in questo senso la cosiddetta “ cura”. Semplicemente non si può.
Non si può considerare questo disturbo come una vera e propria patologia, dobbiamo andare oltre. Chiedersi: “ Come si sente questo bimbo, questa persona?” “Come riesce ad organizzare la realtà che lo circonda?” “ Quali sono i suoi modi di convivenza con gli altri?”
Rispondere a queste domande significa soprattutto Saper Osservare, Porsi in Ascolto, Non alterare il suo mondo per introdurlo con forza nel nostro. Come tutti noi la persona autistica cerca di ordinare simbolicamente la sua realtà e proprio come tutti noi, lo fa seguendo una precisa traiettoria cioè si pone, per questo scopo, delle domande ed a queste cerca una risposta. Siamo noi che quindi dobbiamo saper entrare gentilmente, umilmente nella sua realtà e pian piano capire il suo punto di contatto. E’ solo in questo momento che possiamo man mano introdurre il nostro mondo per allargare (allargare e non stravolgere) i confini del suo e ancora, tuttavia, senza pensare che si possa riuscire a farlo totalmente. Egli sentirà e vivrà sempre il mondo, le emozioni, la realtà, la vita con una sensibilità diversa dalla nostra, non insana, non patologica, semplicemente differente.
- della John Hopkins Children’s Psychiatric Clinic di Baltimora
Approfondimenti sui sintomi del disturbo autistico
Elusione dello sguardo
Già nella prima infanzia si possono notare con precocità questo tipo di sintomi che si caratterizza con uno sguardo assente e fisso, non rivolto a nessuno e che non risponde ad alcuno scambio o richiamo.
Assenza di balbettio
E’ il primo sintomo che si presenta, quindi già dai primi mesi di vita. Importante perché il balbettio rappresenta il primo ingresso nel mondo del linguaggio.
Arresto del linguaggio verbale e non verbale
Il linguaggio nasce come dicevamo prima dal balbettio, dalla sua trasformazione e dai suoni con cui il bambino si diverte e che imita prendendoli dagli adulti. Succede invece, che questo processo di trasformazione dopo poche parole si arresta o resta indietro rispetto all’età tranne che nella Sindrome di Asperger dove invece troviamo uno sviluppo precoce del linguaggio. I disturbi del linguaggio si concretizzeranno in seguito in un’assenza totale o in un insieme di parole dal contenuto per noi incomprensibile, in un soliloquio o in modo di parlare non diretto ad altri. La sua difficoltà di linguaggio parte dalla premessa che comprendere un linguaggio e saper pronunciare parole ha un significato ed un valore diverso che dal parlare. Il parlare presuppone una relazione con l’altro, ha bisogno dell’interlocutore, è necessariamente la capacità di organizzazione nel “dire con un altro”. La sua difficoltà di condizione quindi gli vieta e sia il parlare che l’ascolto. Essenzialmente egli si trova “ in un mondo di parole che però non gli servono per parlare”.
Protezione dal rumore e dalla parola altrui.
Anche questi sono atteggiamenti a cui prestare attenzione e che possono essere sintomi precoci. Si caratterizzano con il coprirsi le orecchie e respingere l’altro che parla, nell’ eccessiva paura all’ascolto di rumori come quello di un’ambulanza, di fuochi di artificio, di un aereo o a quello apparentemente innocuo di alcuni giocattoli. Tutte queste manifestazioni evidenziano come il bambino tende a difendersi da un mondo esteriore che considera estraneo, un mondo che addirittura lui vive come eccessivo.
Elusione del contatto
Il bambino rifiuta ogni forma di contatto, sembra bastare a se stesso, essere eccessivamente autonomo. Mostra di non aver bisogno degli altri, di poter fare a meno degli altri anche nei giochi. Quella che è solo diffidenza, senso di minaccia, estraneità lo porta ad isolarsi.
Comparsa di angoscia, agitazione in situazioni apparentemente normali
Questi sintomi si notano quando si chiede qualcosa anche di semplice. A volte il bambino può interpretare la realtà diversamente da come è, in questo caso anche una semplice domanda può destabilizzarlo, diventare cioè insopportabile per lui. La sua chiusura in se stesso, il suo percepire come minacciose alcune cose del mondo che lo circonda sono la causa che può all’improvviso scatenare atteggiamenti, in apparenza senza alcun senso per noi, come angoscia ed aggressività, crisi di pianto irrefrenabili, perplessità.
Manipolazione stereotipata degli oggetti
La si nota quando il bambino tende a stabilire un contatto speciale con un determinato oggetto che tiene costantemente con se e manipola. Egli stabilisce cioè con l’oggetto scelto una relazione che lo rassicura, che sente vicino, che comprende, che non lo spaventa. Questo tipo di manipolazione gli permette di poter affrontare situazioni nuove, di cambiamenti o incertezze.
Alterazione del tono muscolare
I sintomi sono rigidità motoria, ipotonia muscolare, ipersensibilità alla stimolazione dei cinque sensi, scarsa attività motoria nei primi mesi di vita a cui può seguire invece iperattività all’inizio della fase deambulatoria.
Assenza di gioco simbolico
Il gioco simbolico rientra tra i processi più importanti dello sviluppo relazionale organizzativo. Con questo tipo di gioco, un bambino tipico, cioè non inserito nel disturbo autistico, imita atteggiamenti e movimenti visti negli adulti. Inizia a prendersi cura delle sue cose, a dare un nome alle emozioni, porta nel gioco la realtà che vive e che inizia a conoscere. Il bambino invece che presenta questi sintomi, non userà nessuno di questi meccanismi, né percorrerà queste vie simboliche di interazione con la realtà. Ad es. non lo vedremo mai dar da mangiare alla sua bambola, imitando gesti, toni, atteggiamenti emotivi visti dalla persona, solitamente la madre, che lo nutre.
Approfondimenti sulle cause del disturbo autistico
Agenti Teratogeni
Gli agenti teratogeni sono sostanze chimiche che anche se in dose non innocue per la gestante provocano danni direttamente al feto. Tra queste sostanze ritroviamo: il chinino, le diossine, il mercurio organico, il talidomide, ed il fumo di sigaretta. Per quanto riguarda il fumo anche se esso è generalmente sconsigliato a tutti, è espressamente vietato per le donne incinte anche nella sua forma passiva.
La pericolosità di questi agenti non è legata solo al tempo ma anche alle circostanze e modalità di esposizione da parte del feto durante il suo sviluppo. Per gli esseri umani, infatti, molti di questi momenti critici si hanno tra la terza e la dodicesima settimana di sviluppo del feto ed è proprio in questo periodo che il feto risente maggiormente degli effetti di questa esposizione. Fra i possibili effetti in questo particolare periodo di sviluppo, ritroviamo lo sviluppo anomalo di un tessuto o anormale di un organo, la comparsa di malfunzionamenti metabolici e la manifestazione di ritardi mentali. Al di fuori di queste settimane, l’esposizione a queste sostanze provoca danni meno seri.
Alcune sostanze tossiche possono compromettere lo sviluppo del bambino anche dopo la nascita, quindi durante i primi anni di vita e cioè prima che i vari sistemi corporei abbiano concluso il loro sviluppo.
Il piombo ad esempio quando viene ingerito od inalato da un bambino, può arrestare la crescita del sistema nervoso centrale e causare dei problemi permanenti nell’apprendimento.
Autismo e Problemi Gastrointestinali
Sia da parte dei familiari che dei medici è stata riscontrata un’associazione tra alcuni aspetti dell’autismo come ad esempio la regressione del linguaggio e la presenza di disturbi intestinali come dolore addominale, diarrea, meteorismo e costipazione, riflusso gastrico, intolleranze alimentari come quella al glutine, lattosio o zuccheri. Molti sono infatti i bambini che presentano queste caratteristiche anche se non tutti. Questo ha portato a supporre altri modelli o sottogruppi all’interno del Disturbo Autistico.
Ne deriva comunque il fatto che una completa ed efficace attenzione nei confronti di eventuali problemi gastrointestinali e di conseguenza una terapia che diminuisca fastidi e dolori, porta spesso ad un miglioramento di alcuni comportamenti ad esempio di autolesionismo ecc. o della qualità del sonno.
L’American Academy of Pediatrics (AAP) ha compiuto un enorme passo in avanti verso questo tipo di riconoscimento. Infatti la rivista Pediatrics(2)(3) ha pubblicato un supplemento di 200 pagine dal titolo “Migliorare l’assistenza sanitaria per bambini e ragazzi con autismo e altri disordini dello sviluppo “. In questo supplemento tra i tanto articoli ritroviamo “Patologie gastrointestinali (GI) nei bambini con Disordine dello Spettro Autistico: sviluppare un programma di ricerca”, articolo alquanto interessante ed esplicativo inerente al problema. Nell’articolo infatti si dice che molte persone con ASD presentano un’associazione tra convulsioni, disturbi del sonno e condizioni metaboliche e disturbi gastrointestinali con conseguente impatto significativo sulla salute, sviluppo, socializzazione ed apprendimento; si denuncia inoltre che molti dottori non tengono in nessun conto del fatto che alcune alterazioni comportamentali possano essere indicatori di altri problemi, nella fattispecie gastrointestinali e si sottolinea che la ricerca e l’osservazione clinica attribuiscono invece un ruolo importante a questi tipi di disturbi all’interno dei disordini dello spettro autistico evidenziando anche il loro impatto sulla qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie. Nell’articolo si parla chiaramente della connessione Intestino- cervello, di Funzione immunitaria e dell’interazione Genoma-Microbioma.
Viene ribadito come alterazioni della microflora intestinale, della permeabilità intestinale provocano risposte immunitarie inadeguate e attivano specifiche situazioni metaboliche e cambiamenti comportamentali.
Si è visto tramite endoscopia che nei soggetti con ASD che presentavano anche sintomi gastrointestinali, il tratto intestinale presentava una diffusa e sottile infiammazione e che erano presenti risposte autoimmuni. Infatti è importante dire come gli autoanticorpi non solo indicano presenza di infiammazioni ma sono anche una componente autoimmune che compromette la salute della barriera mucosale e altera la permeabilità dell’intestino.
il numero di novembre 2012 (2)
(organo ufficiale di divulgazione dell’Accademia Americana dei Pediatri)(3)
Autismo e chiropratica
Tutti questi comportamenti possono quindi essere per i genitori e per la famiglia un primo campanello d’allarme di una situazione anomala. Essi infatti, essendo a contatto sempre con il proprio bambino riescono a cogliere, a volte anche istintivamente, quasi subito, tutti o alcuni segnali. Possono così rivolgersi ad uno specialista (solitamente neuropsichiatra infantile e centri specifici) facilitando in questo modo una diagnosi precoce di questa condizione. Certo è che il primo specialista a cui solitamente si rivolgono è il proprio pediatra o il proprio chiropratico. Sempre più spesso infatti donne in gravidanza ricorrono al loro chiropratico per vivere in modo più sano la loro gestazione ed in seguito continuano a portarci il proprio neonato. La chiropratica infatti può rimuovere traumi dovuti al parto, risolvere problemi di otite media, colichette e suggerisce anche regole per un sano stile di alimentazione e di vita. L’approccio olistico del chiropratico, la sua preparazione specifica a notare rigidità muscolare, disturbi motori, visivi, auditivi, gastrointestinali, l’assenza di tappe fondamentali per lo sviluppo neuro-motorio ( gattonare, camminare, prime parole) lo rende il primo specialista idoneo ad individuare eventuali segnali di un qualsiasi disturbo e nella fattispecie del disturbo autistico. Indirizzando il genitore ai diversi specialisti permette , nel nostro caso, un lavoro di equipe dal punto di vista educativo, psicologico ecc … che collabora in sinergia con lui per il miglioramento delle condizioni di vita del bambino autistico.
In un disturbo così generalizzato infatti, che investe, nelle sue conseguenze, più aspetti, dai disturbi gastrointestinali, motori, di attenzione ecc … l’approccio olistico della Chiropratica ancora una volta afferma la sua importanza. Considera anche la persona autistica principalmente e soprattutto come persona in tutti i suoi aspetti. Rispetto a tutti i problemi che possono derivare dalla sua particolare condizione, si muove risolvendo i traumi dovuti a comportamenti e posture sbagliate, ripristinando il giusto dialogo fra centri nervosi centrale e periferici, diminuendo lo stress legato alle varie esperienze e soprattutto nell’accoglienza incondizionata della persona in quanto tale.