Il giardinaggio per la salute
Può essere racchiuso in questa frase tutto il significato della Garden Therapy o Orto Terapia. Sembra strano affermare come, in un epoca come la nostra, dove tecnologia e realtà virtuale la fanno da padroni, sia invece importante per il nostro benessere fisico e psicologico un ritorno alla natura, un contatto quotidiano con la terra. In paesi come gli Stati Uniti, Giappone,Canada, Inghilterra, Svizzera, Germania ed Australia questa terapia è diventata una vera e propria disciplina scientifica, con la creazione da parte di architetti paesaggisti di giardini ed aree verdi in cui praticarla, mentre in Italia, purtroppo siamo ancora lontani da tutto questo anche per la difficoltà a trovare personale ed aree specializzate.
Nata nel mondo Anglosassone,conosciuta con il termine inglese Horticultural Therapy, la Terapia Orticolturale ha in realtà radici lontanissime. A parte la consapevolezza di sempre di come una semplice passeggiata nel verde riesca a rilassarci, è nel 1600 che storicamente abbiamo la prima traccia della potenzialità di questo metodo di riabilitazione. Nel mondo Anglosassone del 1600, i poveri erano tantissimi e di certo non potevano pagarsi il ricovero negli ospedali all’interno dei reparti come, invece, era possibile fare ai ricchi. Quindi, quando avevano bisogno di cure, ovviavano a questo grande problema accettando di lavorare, durante il ricovero, nel giardino dell’ospedale. Per una volta l’ingiustizia sociale sembrò essere a favore dei meno abbienti perché si notò che non solo per loro non era gravoso, nonostante le loro condizioni, lavorare la terra, ma che anzi guarivano più in fretta dei privilegiati ricchi nei comodi reparti. Il fenomeno stupì abbastanza ma non trovando spiegazioni fu ben presto dimenticato. Dobbiamo giungere al periodo immediatamente successivo alle due guerre mondiali, per ritrovarlo nella cura prescritta ai soldati reduci da traumi sia fisici che psicologici. Ad essi fu prescritto appunto, tra le altre cure, attività agresti per riprendersi dallo stress bellico, recuperare abilità motoria e curarsi,quindi, nel corpo e nello spirito. Ma in cosa consiste precisamente questa terapia a cui negli Stati Uniti si ricorre da quasi un secolo, mentre da noi ha iniziato da poco a prendere piede? Viene definita come un processo di riabilitazione in cui concorrono allo scopo le varie attività agresti usate come strumenti nelle mani di un terapeuta.
L’American Horticultural Therapy Association, AHTA( Associazione Americana Terapia Orticolturale), la definisce, infatti, come un processo attivo in cui il giardinaggio è da supporto ad altri mezzi di riabilitazione; l’intervento viene eseguito da un terapeuta, è prettamente centrato sulla persona e prevede, come tutte le forme terapeutiche, obiettivi e verifiche periodiche.
Quali sono i suoi obiettivi? Migliorare il benessere fisico, psicologico e sociale di un individuo attraverso la cura delle piante ed il contatto con la natura, ma lo scopo ovviamente non è il prodotto agricolo finale ma il valore “assunto” del processo di crescita delle piante. Il termine Orticoltura deriva etimologicamente dall’unione di due parole Hortus ( giardino) e cultura o coltura, dal verbo latino “colere ”che significa coltivare. Ovviamente non si coltiva solo un suolo ma si coltivano anche emozioni, gusti, interessi e la mente. Ne deriva lo stretto rapporto che c’è fra l’uomo e la natura e la cura reciproca di entrambi in un processo attivo e passivo che porta non solo benefici alla singola pianta o al singolo uomo, ma anche all’intero gruppo sociale o comunità a cui appartengono. Non è, poi, solo un lavoro personale, diventa senso di appartenenza e di coesione nel lavoro di gruppo, forza terapeutica che riesce a coinvolgere tutti gli operatori sia sanitari che familiari nel perseguimento di un obiettivo comune. Pensiamo , ad esempio, alle comunità di tossicodipendenza, ai centri di detenzione o ancora a patologie come l’autismo, disturbi paranoici, disturbi alimentari,senilità o a qualsiasi tipo di handicap. É ovvio che i benefici non riguardano esclusivamente persone con patologie. Il contatto con la natura ed il lavoro collegato ad esso favorisce il benessere psicofisico di tutti, migliorando la qualità della vita, gli aspetti cognitivi, la coesione sociale. Aver cura di un giardino come di una singola pianta in appartamento ha, per esempio, conseguenze dirette sulla diminuzione dell’ansia, attraverso la stimolazione dei sensi dell’udito, tatto, olfatto e vista. La pianta non è un essere inanimato ma è vivente, riuscire a curarlo e farlo crescere, aumenta il nostro senso di autostima, di responsabilità, stimola la capacità di giungere ad un metodo di lavoro personale. E’ anche piacevole lavoro fisico che ritorna utile in caso di convalescenza o astenia ma che è, soprattutto, visione idilliaca, rasserenante e rassicurante del paesaggio durante una passeggiata, è la capacità riconquistata di godere di suoni, profumi, colori, sudore; diventa quindi al di là di una riabilitazione, un nuovo modo di intendere e guardare alla vita.